Filosofo neoplatonico. Si formò
alla scuola alessandrina di Ipazia, accostandosi in seguito alle dottrine
gnostiche. Per tre anni visse a Costantinopoli, quindi ad Atene; tornato in
patria, si arruolò come soldato (405) per far fronte all'invasione della
Cirenaica da parte dei barbari. Nel 411 accettò la cattedra vescovile di
Tolemaide (è probabile che sia stato battezzato proprio in
quell'occasione). Gli scritti di
S. sono ricchi di reminiscenze
classiche, soprattutto platoniche, per quanto sottoposte a un costante sforzo di
rielaborazione personale. La dottrina platonica restò fondamentale per il
filosofo, ma venne collocata nell'ambito di un Neoplatonismo ormai sensibilmente
lontano dalle sue fonti, che favorì la conversione di
S. al
Cristianesimo. Non si trattò, tuttavia, di un Cristianesimo ortodosso; al
contrario in
S. non mancarono aspetti addirittura eterodossi, influenzati
dalle dottrine orientali, ermetiche e gnostiche. Il filosofo, ad esempio, non
accettò il dogma della creazione dell'anima al momento della nascita del
corpo, affermando che l'anima, essendo figlia di Dio, preesiste ai corpi e viene
unita ad essi solo in quanto vi soggiorna durante la vita umana; questo calarsi
nella materia, inoltre, corrisponde a una dolorosa schiavitù dalla quale
l'anima si libera soltanto ritornando alla beatitudine del suo stato originario
dopo la morte del corpo. Altre negazioni importanti da parte di
S. furono
quelle della resurrezione della carne e della fine del mondo. Il pensiero
filosofico di
S. non fu da lui elaborato o presentato in forma
sistematica, ma esposto in opere per lo più letterarie. Degli scritti del
filosofo ci restano: nove
Inni, che
S. compose in versi anapestici
e ionici prima del periodo episcopale, tentando un'operazione di sintesi tra
Neoplatonismo e mistica cristiana; l'operetta
I sogni, nella quale
S.
tentò di dimostrare che lo spirito umano è vigile anche
durante il sonno, affermando pertanto la possibilità di ricorrere ad esso
a scopo di divinazione; uno scritto indirizzato a Peonio, concepito come
accompagnamento all'invio di un astrolabio e contenente un elogio della vera
filosofia. Inoltre sono giunti a noi vari opuscoli detti
Discorsi, fra i
quali il discorso
Sulla regalità, pronunciato alla presenza di
Arcadio,
Gli Egizi o della provvidenza, dove sono esposte in forma
allegorica le condizioni della corte di Costantinopoli all'epoca del soggiorno
dell'autore, l'
Elogio della calvizie, a confutazione dell'
Elogio della
capigliatura scritto da Dione di Prusa, il
Dione, una rievocazione
del celebre retore e filosofo; tre discorsi posteriori alla nomina vescovile, di
cui uno in lode di Anisio, il generale che aveva trionfato sui barbari invasori,
uno in occasione di una seconda invasione, un terzo di accompagnamento a una
bolla di scomunica contro Andronico; tre frammenti di prediche, in cui
S.
tentò di interpretare alcuni passi biblici. Prezioso dal punto di vista
storico è l'epistolario del filosofo, costituito da 159 lettere (due
delle quali, però, non sono autentiche) in cui si trovano interessanti
informazioni sui fatti e le persone dell'epoca (Cirene 370 circa - ? 413
circa).